A Nervi
A Nervi sulla strada lungoriva il
mare adesso s'è calmato.
Il sole è quasi a un dito dal pelo del mare e brilla chiaro chiaro.
L'orizzonte è largo e dritto, blu.
Celeste è il cielo: del suo colore giusto.
Una mezz'ora credo manchi al tramonto:
lo preannuncia una brezza più fresca che riporta l'odore della pioggia del
mattino,
che s'è lasciata dietro qualche ciuffo di nuvole ormai sparse.
È venuta la gente a passeggiare coi bambini e con i cani.
C'è un albero spoglio fra ringhiera e scogliera, che disegna sulla luce il suo
nero intrico fine.
Parte il treno alle cinque e venticinque per Torino e fra poco devo andare.
Ascolta, non ho niente da concludere su queste cose:
c'era una panchina davanti al mare aperto nella trepida ora del verso sera,
con un ritmo che m'ha subito preso.
Nulla più:
io mi sono fermato per vedere.
© *Molinaro*
Genova-Nervi, 25 novembre 2000
Terrazza sul Golfo
Paradiso
Il generoso abbraccio
dei declivi rupestri
scivola verso il mare,
plasmando repentino
immemore
anfratti sculture
per madrepore e polipai:
pozze diverse
con gole profonde
declinano in superficie
sinfonie di azzurri intensi,
vellutati, rimanti.
I serici vaghi chiarori
di un'alba avoriolina
trapassano Punta Chiappa,
vincendo l'eterna battaglia
sulle tenebre della Torretta,
che laggiù sbadiglia segnali.
Immerso tra aloe,
carnegìe ed agave,
inerte testimone sgomento
dell'impari duello resto:
troverà rivincita il faro
solo più tardi
al calar delle ombre.
Rituale prodigo
di sensazioni vibranti
che veleggiano libere
al di là dei candidi cirri
in compagnia di solitudini plaghe
e d'un gabbiano,
dal roco verso,
che infrange ignaro
improbabili sogni.
© Franco Bernardini